Alla fine l’Europa è riuscita a tagliare gran parte delle importazioni di gas dalla Russia, trovando rapidamente alternative (a un costo più elevato) e senza crisi di approvvigionamento.
Con un’eccezione: l’acquisto di gas liquefatto (GNL), quello che Mosca spedisce via nave, è persino aumentato dall’inizio della guerra in Ucraina. Nei primi tre mesi dell’anno il Gnl russo ha contato per il 16 per cento di tutto il gas liquefatto arrivato sulle coste europee, e per il 7 per cento delle importazioni complessive di gas naturale. In tal modo, l’Ue continua a finanziare la Federazione e indirettamente la guerra in Ucraina.
Allo stesso tempo, l’Unione si è impegnata a eliminare tutte le importazioni russe di combustibili fossili entro il 2027. Alcuni passi in tal senso sono stati effettivamente compiuti, introducendo ad esempio sanzioni su petrolio e carbone. Sul gas, invece, l’Ue si è finora astenuta dall’imporre limitazioni, proprio a causa della maggiore dipendenza dalla Russia.
Tuttavia, le importazioni di gas mediante pipeline (gasdotto) sono comunque diminuite di quattro quinti da febbraio dello scorso anno. Al contrario, come detto, le esportazioni russe di gas naturale liquefatto (Gnl) verso l’Ue sono aumentate dall’invasione dell’Ucraina.
Ma un’analisi del think tank Bruegel sostiene che l’Ue potrebbe metterlo sotto embargo senza grossi contraccolpi. L’impatto sarebbe più significativo per la penisola iberica, che tra le varie aree europee evidenzia la quota più alta di Gnlrusso nella fornitura totale di gas.
Nel complesso gli impatti nei mesi estivi dovrebbero essere molto limitati, mentre nei mesi invernali potrebbero verificarsi aumenti marginali dei prezzi. Incrementi che non sarebbero in ogni caso paragonabili agli shock causati dal calo dei flussi di gas russo nel 2022. Occorre anche mettere in conto che la Russia potrebbe nel frattempo decidere di reindirizzare gran parte dei suoi carichi di Gnl verso altri paesi.