Il 27 dicembre 2023 il governo spagnolo ha dato il via libera a un piano per la gestione dei residui radioattivi che ha confermato la decisione di chiudere gradualmente tutte le cinque centrali nucleari del Paese iberico entro il 2035.
Dopo otto anni di discussioni, il nuovo esecutivo di Pedro Sánchez ha optato per il processo di disattivazione dei reattori con un costo stimato di circa 20 miliardi di euro che inizierà nel novembre 2027.
Nell’Ue sono presenti 103 reattori operativi distribuiti in 13 stati membri su 27. Nel 2021, le centrali nucleari hanno generato il 25,2 per cento di tutta l’elettricità prodotta nell’Unione (dati Eurostat).
La Francia detiene la quota più alta di energia nucleare nel suo mix elettrico (68,9 per cento), seguita dalla Slovacchia con una quota nucleare del 52,4 e dal Belgio con il 50,6.
La produzione di energia nucleare in Europa è tuttavia diminuita costantemente negli ultimi vent’anni, soprattutto perché vari paesi hanno deciso di smantellare le loro centrali.
Oltre alla Spagna, anche altri paesi europei hanno annunciato politiche di phase-out (abbandono) ma solo alcuni, come la Germania, le hanno portate a termine prima della fine della vita degli impianti (gli ultimi tre hanno cessato le proprie attività nell'aprile 2023).
Paesi Bassi e Belgio, anch’essi intenzionati allo smantellamento degli impianti tuttora attivi, prevedono di tenere accessi i propri reattori fino al compimento del loro ciclo produttivo.
Anche la Svizzera di recente ha approvato un referendum per dismettere tutte le sue centrali attualmente attive e non costruirne altre.
Ci sono poi tre paesi che hanno eliminato completamente l’energia nucleare per la produzione di elettricità dopo aver messo in funzione i loro reattori: Lettonia, Lituania e Italia.
Nel Bel Paese tutti gli impianti sono stati chiusi nel 1990 a seguito di un referendum sul nucleare. Ma, dopo 34 anni, l’Italia è ancora alle prese con lo smantellamento delle centrali e la gestione dei rifiuti radioattivi.
Considerando inoltre che tra gli Stati più avversi all’energia nucleare, oltre al Lussemburgo, figura l’Austria, quali Paesi europei stanno allora investendo in nuove centrali?
In prima linea c’è la Francia, che guida una coalizione pro-nucleare di dieci paesi – la cui ultima riunione si è tenuta a Bruxelles un mese fa – composta da Bulgaria, Croazia, Repubblica ceca, Finlandia, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia.