Prosegue il taglio delle forniture da parte della Russia verso l’Italia. A fronte di una richiesta giornaliera di gas da parte di Eni pari a circa 63 mln di metri cubi, Gazprom ha comunicato al colosso italiano che fornirà solo il 50% di quanto richiesto (con quantità effettive consegnate pressoché invariate rispetto al giorno precedente, il 16 giugno).
Ma facciamo un passo indietro. Martedì scorso Mosca ha deciso di tagliare del 15% la fornitura di gas all’Italia. Mercoledì Eni, nel tentativo di recupera la riduzione del giorno precedente, ha avanzato una richiesta giornaliera di gas superiore di circa il 44% rispetto a quella avanzata il giorno prima. A quel punto, Gazprom ha comunicato che sarà consegnato solo il 65% delle forniture richieste. Il risultato è quindi quello di un modesto aumento che non compensa i tagli.
E siamo arrivati a venerdì, quando Eni ha continuato, invano, nel tentativo di chiedere, in vista di un sempre più concreto peggioramento della situazione, quantitativi maggiori.
A ciò si aggiunga il calo della capacità degli Stati Uniti di esportare gas in Europa a seguito dell’esplosione in un importante terminal di esportazione in Texas. L’impianto tornerà a essere pienamente operativo solo entro la fine del 2022. Il che ha un impatto diretto sul Vecchio continente visto che circa il 68% del Gnl prodotto viene spedito nel Regno Unito e nell’Ue, e l’impianto rappresenta quasi il 17% della capacità di liquefazione degli Stati Uniti.