La Francia potrebbe tagliare la fornitura elettrica all’Italia per i prossimi due anni, a causa delle difficoltà interne legate all’inoperatività di circa la metà (32 su 56) dei suoi reattori nucleari che sono impegnati in manutenzione e alle conseguenti difficoltà di Electricite de France SA, il colosso dell’energia transalpina appena nazionalizzato. Il governo transalpino ha tuttavia negato la circostanza.
Ma da dove proviene l’energia elettrica di cui l’Italia ha bisogno? Nel 2021 il fabbisogno è stato soddisfatto per l’86,5% dalla produzione nazionale che è stata pari a 274,8 TWh – secondo il ministero della Transizione ecologica - e per il restante 13,5% dalle importazioni nette dall’estero, per un ammontare di 42,8 TWh.
Quale ruolo gioca Parigi? Dopo la Svizzera (attraverso la quale transita anche la stessa elettricità prodotta dall’Esagono), la Francia è il secondo fornitore dell’Italia, che attraverso il paese transalpino copre il 4-5% del fabbisogno nazionale annuo. Ora questo equilibrio è a rischio perché Edf avrebbe avvisato, come detto, i gestori della rete italiana della possibilità di bloccare il dispacciamento verso l’Italia nel 2023 e 2024. La produzione elettrica transalpina dal nucleare è intanto destinata a precipitare ai mini da trent’anni, trasformando Parigi da un esportatore netto di elettricità a un importatore.
Come viene prodotta in Italia la quota nazionale? Nella produzione domestica la voce maggiore è il termoelettrico non rinnovabile che è arrivato a rappresentare circa il 59,7% del totale dell’energia prodotta (di questa il 49,9% proviene da impianti alimentati con gas naturale).
E le rinnovabili? L’idroelettrico è diminuito per il calo delle precipitazioni, e ha contribuito alla produzione totale per il 15,7%. Boom di incremento invece per l’eolico (+10,8%, passata da 18,8 TWh del 2020 a 20,8 TWh nel 2021) che insieme alla fonte fotovoltaica hanno raggiunto la copertura del 16,1% della produzione lorda; il restante 8,5% è stato ottenuto da geotermico e bioenergie.