Il presidente francese ha auspicato “verità” e “trasparenza” sui test nucleari effettuati dalla Francia in Polinesia dal 1966 al 1996. “Abbiamo un debito verso di voi”, ha detto Emmanuel Macron in visita nell’arcipelago.
Da tempo gli abitanti della Polinesia francese chiedono a Parigi di fare i conti con la sua storia, presentando le scuse per l’impatto devastante dei test portati avanti dal paese transalpino.
Dopo 17 test nucleari nel Sahara, la Francia infatti trasferì nel 1966 i suoi esperimenti nella Polinesia francese, sugli atolli di Mururoa e Fangataufa, dove effettuò 193 nuovi test in tre decenni.
E c’è dell’altro. Il sito web investigativo francese Disclose ha riferito a marzo che l’impatto dei test è stato molto più ampio di quanto le autorità avessero riconosciuto, citando documenti militari francesi declassificati. Le persone colpite con leucemie, linfomi e altri tumori sono più di 100 mila, ma fino ad ora appena 63 civili polinesiani sono stati risarciti per l'esposizione alle radiazioni.
Secondo Patrick Galenon, ex presidente della Cassa di previdenza sociale, le donne polinesiane di età compresa tra 40 e 50 anni “hanno i più alti tassi di cancro alla tiroide al mondo”.
Macron, per fronteggiare la situazione in Polinesia che conta una popolazione di circa 280.000 abitanti e copre un’area di dimensioni paragonabili all’Europa occidentale, ha promesso risarcimenti e altri aiuti finanziari. In un discorso di quasi un’ora, tuttavia, il capo dell’Eliseo non ha pronunciato parole come “scusa” o “perdono” richieste dalle associazioni delle vittime.