È una lista lunga quella delle energie rinnovabili più o meno sfruttate: il sole, il vento, l'idroelettrico, le biomasse, il geotermico, le correnti marine, e tante altre ancora. In sostanza, non c'è un vero limite alle risorse presenti nel Pianeta che potrebbero dare beneficio all'umanità. Il problema è che molte ancora “sono invisibili agli occhi”, per citare Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry. Però allo stesso tempo non c'è limite all'intelligenza umana. E l'intuizione è l'unico detonatore in grado di spaccare le coltri di pietra che nascondono agli umani i tesori energetici della Terra. L'ennesima intuizione giusta, per certi versi più visionaria di altre, l'hanno avuta gli scienziati della Stanford University.
Ci sono due sorgenti di energia intorno a noi. Una è quella più evidente, calda: è quella del sole, che ci riscalda dall'inizio dei tempi e che da alcuni decenni abbiamo imparato a imbrigliare nei pannelli fotovoltaici. L'altra è molto più nascosta, fredda. È il “calore” che emanano gli oggetti sotto forma di radiazioni infrarosse che si disperdono nello spazio circostante. Lo spazio, si legge nello studio pubblicato sulla rivista Joule e nell'articolo di Science Daily, è il più grande dissipatore di calore. E gli studiosi della California, con capi-progetto cinesi, hanno pensato di utilizzare proprio la sua potente dimensione di contro-energia. Potrebbe diventare non una fonte energetica vera e propria, ma un ottimizzatore della fonte concettualmente più lontana dalla dimensione “fredda” dello spazio: l'energia solare.
L'obbiettivo è costruire un refrigeratore radiativo, un dispositivo racchiuso nel vuoto che emette radiazioni infrarosse, costituito da nitruro di silicio e altri strati di silicio, e “affiancare” questo radiatore all'assorbitore di energia solare. L'idea è quella di rivoluzionare il sistema dei pannelli fotovoltaici: si avrebbe uno scambio termico tra il radiatore e il pannello solare che renderebbe la macchina termica più efficiente. Tanto più sono diverse le temperature tra le due sorgenti di energia tanto meglio il sistema funziona.
Il prototipo creato è una sorta di macchina termica unica, con una forte escursione al di sopra e al di sotto della temperatura ambientale, in grado di soddisfare tutto lo spettro di bisogni: posizionato sul tetto è in grado di riscaldare (grazie all'energia solare) l'appartamento sottostante, di fornire raffreddamento radiativo e di produrre energia elettrica. C'è un “ma” piuttosto grande, il vero ostacolo allo sviluppo industriale. I costi del particolare assorbitore solare (costituito da germanio) e ancor di più i costi del radiatore aggiuntivo (e delle macchine per ottenere il vuoto), al momento sono ben superiori al pur elevato aumento di resa.
Questo articolo è stato precedentemente pubblicato su LA STAMPA