Un recente sondaggio dell’istituto demoscopico Novus ha rilevato che il sostegno degli svedesi all’energia nucleare è salito al 78%. Nel 2018 la percentuale si era fermata a 71. Il 43% è inoltre favorevole all’idea della costruzione di nuove centrali e un altro 35% vuole continuare a utilizzare i reattori attualmente attivi. La quota di coloro che si oppongono al nucleare è, invece, crollata all’11%. E anche il divario di genere – le donne svedesi sono storicamente scettiche verso la fissione – si è ridotto.
Questi dati, secondo i ricercatori, potrebbero riflettere la crescente accettazione dell’energia nucleare come strumento nella lotta ai cambiamenti climatici. Una sorta di prezzo da pagare per salvare il mondo dai combustibili fossili.
Eppure, dopo l'incidente di Three Mile Island del 1979 in Pennsylvania, il disastro di Černobyl del 1986 e quello di Fukushima del 2011, la Svezia sembrava indirizzata verso lo smantellamento delle sue centrali nucleari. Ad oggi, il paese scandinavo ha 3 impianti attivi e, complessivamente, 8 reattori che producono circa il 40% del fabbisogno elettrico del paese.
Cresce, intanto, nel paese green per eccellenza il sostegno verso un nuovo referendum sul nucleare.