La Repubblica Popolare Cinese ha firmato un importante accordo energetico con il Qatar. L’azienda Qatar Energy fornirà ogni 12 mesi quattro milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto (Gnl) a Sinopec per 27 anni a partire dal 2026.
Si tratta della collaborazione più lunga mai raggiunta in questo settore. Lo scopo di Pechino è diversificare le proprie fonti di approvvigionamento energetico ed essere meno vulnerabile alle turbolenze del conflitto in corso con gli Stati Uniti e la Russia (“l’amica senza limiti”) avente come teatri principali Taiwan e Ucraina. Soprattutto ora che la competizione per il Gnl si fa più itnensa a livello globale.
Nel 2021, la Cina è diventata il più grande importatore al mondo di Gnl, con l’Australia come primo fornitore, seguita da Qatar e Stati Uniti (le intese con Washington, nonostante lo scontro in corso tra le prime due economie al mondo, rispondono alla richiesta Usa di correggere una bilancia commerciale squilibrata a favore di Pechino). Allo stesso tempo, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, la Repubblica Popolare è diventato il principale importatore di petrolio russo.
Gli obiettivi di Pechino sono tre: incamerare risorse, alimentare l’economia russa affinché non collassi e accrescere la propria influenza nei confronti di Mosca. Ma il Cremlino resta un partner piuttosto inaffidabile agli occhi cinesi, come testimoniato dalle tensioni emerse tra Xi e Putin durante il famigerato vertice di Samarcanda.
L’intesa con Qatar Energy ridimensiona l’esposizione della Repubblica Popolare alle mosse di Washington e Mosca, e potrebbe favorire lo sviluppo dei rapporti bilaterali sino-qatarini anche in altri campi, come quelli infrastrutturale, militare e finanziario.
È su quest’ultimo punto che Pechino punta il mirino: l’internazionalizzazione dello yuan è un chiodo fisso e nel 2015 a Doha è stato aperto il primo centro di compensazione delle transazioni in valuta cinese per potenziare la presenza economica della Repubblica Popolare nei paesi del Golfo.