Dopo alcuni precipitosi viaggi in Algeria, il governo Draghi sembrava esser riuscito a mettere una toppa, non risolutiva, alla estrema dipendenza dell’Italia dal gas russo. Tanto che per settimane in numerosi osservatori avevano evidenziato il sorpasso di Algeri su Mosca nell’elenco dei paesi esportatori di oro blu in Italia. Nell’euforia generale, ‘quoted business’ aveva subito evidenziato alcuni rischi. A cominciare dal fatto che l'autoritario Stato nordafricano ha strette relazioni bilaterali proprio con la Russia e che la capacità di onorare i nuovi impegni contrattuali sarebbe stata messa a dura prova dalle modeste capacità infrastrutturali di cui oggi dispone Algeri, oltre al fatto che difronte all’esplosione dei prezzi il Paese africano avrebbe potuto presto chiedere una revisione del prezzo di vendita, anche per i contratti in essere (circostanza ancora non avvenuta tecnicamente ma che si profila all'orizzonte).
Ora sembrano emergere i primi nodi. Da inizio anno l’Algeria ha fornito all’Italia 13,9 miliardi di metri cubi (mc), superando del 113% i volumi inizialmente previsti. Ma il nuovo accordo firmato tra Sonatrach, la società nazionale di idrocarburi, ed Eni nei mesi scorsi prevedeva la consegna in Italia di ulteriori 6 mld di mc entro la fine del 2022. E altri ancora fino all’inizio del 2024. Il problema è che, dei 2 mld di mc aggiuntivi previsti nel bimestre novembre-dicembre, Sonatrach può garantire al momento ‘solo’ 200 milioni di mc. Per provare a raggiungere i 9 mld aggiuntivi annui richiesti dallo Stivale, l’Algeria proverà a mobilitare “le capacità di trasporto disponibili del gasdotto (Transmed) per garantire una maggiore flessibilità nell’approvvigionamento energetico e per fornire gradualmente volumi di gas crescenti a partire dal 2022, (per raggiungere) 9 mld di mc di gas (aggiuntivi) all’anno nel 2023-24”. Ma, ammesso che il Paese africano riesca nei propri intenti (tra poco vedremo che in realtà è una ‘mission impossible’), è comunque troppo tardi per l’inverno in arrivo.
Eni, presente in Algeria dal 1981, gestisce con Sonatrach il gasdotto TransMed che collega il Paese all’Italia, passando per la Tunisia: può trasportare fino a 32 mld di mc di gas naturale all’anno e, fino a pochi mesi fa, ha consentito all’Algeria di esportare una media di 22 mld di mc. È questa capacità aggiuntiva di 10 mld di mc che l’Italia vuole intercettare. Solo che nelle attuali condizioni che caratterizzano la produzione algerina di gas naturale, resta impossibile mobilitare tali volumi aggiuntivi. Al massimo si può arrivare a 4 mld. Un fatto di cui Sonatrach era ben cosciente. Eppure non ha desistito dal firmare un contratto illusorio con l’Italia. Qualche dubbio resta anche in capo ad Eni: possibile che il colosso italiano, peraltro presente da decenni sul terreno, non abbia avuto alcuna incertezza sulla reale possibilità dell’Algeria di onorare gli impegni contrattuali a fronte di un parco infrastrutturale limitato?