L'Arabia Saudita e la Russia stanno lavorando a uno storico accordo che darebbe la possibilità ai due paesi di accrescere il controllo sul greggio per molti anni.
L’alleanza tra i due paesi era iniziata a gennaio 2017 dopo il crollo dei prezzi del petrolio. Il progetto ora è di passare da un’intesa annuale ad una ventennale.
L’obiettivo della Russia, che non è membro dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, è ridurre la dipendenza dalla volatilità dei prezzi del combustibile fossile. Mentre l’Arabia Saudita vorrebbe drenare l’eccesso di offerta e non dimentica quando i prezzi del petrolio sono crollati a meno di 30 dollari al barile nel 2016 e schizzati a oltre i 100 nel 2014. Il greggio è poi risalito a 70 dollari ma la produzione in rapida crescita dei produttori di shale negli Stati Uniti continua a limitare i prezzi.
Per questo motivo il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman avrebbe chiesto a Vladimir Putin di unirsi ai sauditi al fine di acquisire riserve sufficienti da utilizzare quando i prezzi salgono eccessivamente.
Si tratta ora di capire se l’accordo sia un espediente a breve termine per affrontare l’attuale crisi del mercato petrolifero o se rifletta un riallineamento globale sul petrolio. In ogni caso con questa mossa Riyadh, che guida l’Opec, avvicina Mosca al cartello e favorisce il rafforzamento della presenza russa in Medio Oriente, dove gli Stati Uniti sono stati a lungo la potenza dominante.