Il presidente russo ha firmato un decreto che impone che il gas russo venga venduto ai Paesi ostili solo dietro un pagamento in rubli. Vladimir Putin avrebbe detto che i contratti esistenti saranno bloccati nel caso in cui questa domanda non venisse accolta e che gli acquirenti dovranno “aprire conti in rubli in banche russe”.
In pratica, l’azienda importatrice apre due conti bancari presso Gazprombank, uno in euro e uno in rubli, e trasferisce il pagamento nel conto in euro. A quel punto, Gazprombank vende gli euro sul mercato di Mosca e compra rubli, e Gazprombank mette i rubli nel conto dell’azienda importatrice e finalizza il pagamento, trasferendo la valuta russa per il gas a Gazprom.
Secondo questo schema sarebbero soddisfatte entrambe le frasi pronunciate da Putin: le aziende straniere pagherebbero il gas in rubli (a Gazprom), continuando di fatto a farlo in euro (a Gazprombank). Tuttavia, Gazprombank dovrebbe compiere complesse operazioni per trasformare gli euro (o i dollari) in rubli su conti delle aziende importatrici in Europa. Resta da vedere se i Paesi europei accetteranno questo meccanismo: Francia e Germania hanno subito dichiarato di prepararsi allo stop alle forniture.
L’aspetto che sembra più incerto riguarda, tuttavia, l’articolo 7 del provvedimento. Il pagamento per la fornitura di gas è considerato compiuto nel momento in cui avviene l’accredito dei fondi dal conto in rubli a Gazprom. Resta dunque da capire in quale valuta viene fissato il prezzo del gas, ossia se (come da contratto) l’indicazione del prezzo resta in euro e la valuta di fatturazione resta l’euro.
Il meccanismo rafforzerebbe ciò che avviene ormai da settimane, e che ha finora consentito alla Banca centrale russa di far rialzare le quotazioni del rublo a livelli pre-invasione. Di fatto, tutta la valuta straniera in arrivo in Russia sarà utilizzata per l’acquisto di rubli: e controllando sia le quantità totali di gas, sia la quantità di valuta corrispondente alle quantità di gas in vendita, potranno calibrare l’offerta di rubli sulla loro Borsa, stabilizzando così il valore della valuta locale.