Visto che gli investitori privati esteri sono in fuga, chi acquisterà il debito italiano?
Nei giorni scorsi Paolo Savona, ministro per gli Affari europei, ha ipotizzato una possibile garanzia da parte della Russia, ma l’economia di Mosca è più piccola di quella italiana di circa il 30%.
Secondo il Corriere della Sera, si profila una seconda opzione, più realistica. Donald Trump avrebbe offerto all’Italia un aiuto dagli Stati Uniti per il finanziamento del debito pubblico nel prossimo anno: nel 2019 il Tesoro di Roma deve collocare sul mercato titoli per circa 400 miliardi di euro, di cui 260 a medio-lungo termine.
Sebbene l’amministrazione di Washington non abbia un proprio fondo sovrano tantomeno un potere di coordinamento su fondi e banche del settore privato, il presidente sembra aver davvero segnalato a Conte tre settimane fa questa disponibilità ad aiutare l’esecutivo giallo-verde sul debito.
È una notizia visto che ufficialmente i temi dell’incontro bilaterale del 30 luglio scorso sono stati altri: Libia, Afghanistan e Tap. Solidarietà e simpatie verso l’Italia a parte, Trump vuole rompere l’Ue e l’idea che il governo italiano possa sostenere un’eventuale uscita dall’euro va in quella direzione.
L’operazione, se portata a termine, avrebbe implicazioni enormi per l’Italia, l’economia europea e quella globale. Gli eventuali acquisti americani di debito italiano aumenterebbero il valore dell'euro nel processo, cosa che la Banca centrale europea sta cercando da anni di evitare con l’obiettivo di favorire le esportazioni.
Ecco, se Washington venisse in soccorso di Roma, il primo ad irritarsi sarebbe probabilmente Mario Draghi, che “detiene” ancora 356 mld del debito pubblico italiano attraverso il quantitative easing. Ma il suo mandato scade a ottobre 2019.
Probabilmente Trump non avallerà l’acquisto ventilato dal premier Conte. Tuttavia, se il presidente Usa volesse “attaccare” la Bce, acquistare parte del debito italiano sarebbe un ottimo punto di partenza.