La trattativa con l’Ue è ora nella mani di Giuseppe Conte. Il premier ha negato di lavorare a un obiettivo inferiore al 2% (nel rapporto deficit/Pil). Eppure è proprio quella la percentuale che la Commissione Europea chiederebbe - l'1,95% - con un sacrificio di 4 miliardi e mezzo.
Più o meno quanto chiesto nel suo appello al premier anche da Vincenzo Boccia. "Considerando che con appena quattro miliardi evitiamo la procedura di infrazione europea, direi a Conte di chiamare i suoi due vicepremier e direi loro di togliere due miliardi a testa. Se uno dei due non vuole arretrare, mi dimetterei e denuncerei all'opinione pubblica chi si rifiuta", ha detto il presidente di Confindustria.
Dal fronte europeo è intanto arrivata la (prevedibile) presa di posizione dell'Eurogruppo. Con un richiamo al rispetto delle regole: "Sosteniamo la valutazione della Commissione e raccomandiamo all'Italia di prendere le misure necessarie a rispettare le regole del Patto di stabilità".
Intanto da Bruxelles il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis si mantiene freddo sull'ipotesi di un'intesa tra Roma e Bruxelles. "Nelle ultime settimane vediamo un cambio di tono, il Governo italiano è pronto a discutere e impegnarsi a cambiare la sua traiettoria di bilancio, ma non si tratta solo di cambiare il tono della discussione. Occorre una correzione consistente", ha spiegato Dombrovskis.
È poi arrivato il monito di un importante banca statunitense. L'Italia è fra i rischi che potrebbero complicare più del previsto lo scenario di mercato europeo nel 2019, con "la crisi di bilancio che rimane irrisolta e l'economia che ci aspettiamo flirterà con la recessione all'inizio del prossimo anno". Lo scrive Goldman Sachs in un rapporto nel quale conferma la stima di una crescita italiana ferma allo 0,4% il prossimo anno contro l'1% del consensus delle analisi e l’1,5% auspicato dal Governo. Ma su questo punto, persino il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, è cauto ed etichetta le stime come “previsioni premature".