Nell’affannosa ricerca di denaro per contrastare le conseguenze negative del coronavirus, il governo dovrà fare a meno delle preziose risorse provenienti dalle accise sui carburanti. Una ricerca del Centro studi Promotor mette in evidenza come a causa del calo dei consumi e dei prezzi del carburante nel solo mese di marzo l’erario italiano abbia visto ridursi di 1,3 miliardi le proprie entrate provenienti da quella voce di bilancio. E poiché le misure di lockdown non hanno riguardato l’intero mese di marzo, in aprile la cifra è destinata ad aumentare.
Le accise che gravano sui diversi carburanti sono importanti fonti di finanziamento per la spesa pubblica italiana. Nel 2019 la voce “accisa sui prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi” – il modo ufficiale in cui lo stato definisce questo tipo di tassa – ha contribuito al bilancio nazionale per 25,3 miliardi di euro.
L’utilizzo del carburante, però, produce un doppio guadagno per lo Stato: a questa cifra deve essere aggiunta l’Iva. Per ogni litro di benzina che si acquista l’importo dell’accisa definito per legge è di 0,73 euro, mentre per un litro di diesel è di 0,62 euro. A entrambi va aggiunta l’Iva del 22%.
Dunque, prendendo come riferimento un prezzo di 1,57 euro/litro, quello medio di un litro di benzina nel 2019 in Italia, la componente fiscale è di 1,01 euro (64% sul totale), dove 28 centesimi sono la quota rappresentata dall’Iva.