Con il prezzo di benzina e gasolio che ha ormai decisamente sfondato il livello dei 2 euro al litro, sta diventando sempre più forte la protesta dei consumatori per le “accise”, una componente chiave del prezzo dei carburanti. Le accise sono una tassa che lo Stato pone sulla fabbricazione o sulla vendita di prodotti di consumo. Esempio di tributo indiretto, che a differenza dell’Iva, viene posta su un numero ristretto di categorie di prodotti e applicata non in percentuale, ma secondo quantità decise dall’Istituzione.
Il legislatore ha fatto spesso ricorso alle accise per fronteggiare disastri naturali e altre situazioni di emergenza, in modo tale da trovare subito fondi importanti. E ancora oggi risultano essere uno strumento chiave per l’economia domestica e offrono allo Stato due fondamentali vantaggi rispetto alle altre imposte: garantiscono un gettito immediato, sicuro e costante per le casse erariali: il quantitativo dei carburanti, dell’energia elettrica e dei tabacchi consumati a livello nazionale è facilmente calcolabile in genere non cambia granché anche all’aumentare di questa tassa.
Inoltre, l’accisa scatta nel momento in cui i prodotti fabbricati vengono immessi nel circuito del consumo; l’importo quindi viene pagato al momento dell’acquisto, quando facciamo benzina, o al massimo poco dopo, come nel caso delle bollette dell’energia elettrica e del gas.
Anche se le accise più famose sono quelle che colpiscono i carburanti, sono applicate su una serie di prodotti. Tra questi, oli minerali e loro derivati (benzina, gasolio, gpl, gas metano), bevande alcooliche (liquori, grappe, brandy), fiammiferi, tabacchi lavorati (sigarette), energia elettrica e oli lubrificanti. Ma quelle più note sono le accise su benzina gasolio e gpl: si tratta di 18 accise che gravano sulle tasche degli automobilisti italiani. Ecco l’elenco completo di quelle applicate in Italia.
1) finanziamento della crisi di Suez (1956) – 0,00723 euro.
2) ricostruzione post disastro del Vajont (1963) – 0,00516 euro.
3) ricostruzione post alluvione di Firenze (1966) – 0,00516 euro.
4) ricostruzione post terremoto del Belice (1968) – 0,00516 euro-
5) ricostruzione post terremoto del Friuli (1976) – 0,00511 euro.
6) ricostruzione post terremoto dell’Irpinia (1980) – 0,0387 euro.
7) finanziamento missione ONU in Libano (1982 - 1983) – 0,106 euro.
8) finanziamento missione ONU in Bosnia (1996) – 0,0114 euro.
9) rinnovo contratto autoferrotranvieri (2004) - 0,020 euro.
10) acquisto autobus ecologici (2005) – 0,005 euro.
11) ricostruzione post terremoto de L’Aquila (2009) – 0,0051 euro.
12) finanziamento alla cultura (2011) – 0,0071.
13) finanziamento crisi migratoria libica (2011) - 0,040 euro.
14) ricostruzione per alluvione che ha colpito Toscana e Liguria (2011) – 0,0089 euro.
15) finanziamento decreto “Salva Italia” (2011) – 0,082 euro.
16) finanziamento per ricostruzione post terremoto dell’Emilia (2012) – 0,024 euro.
17) finanziamento del “Bonus gestori” (2014) – 0,005 euro.
18) finanziamento del “Decreto fare” (2014) – 0,0024.
Il ricorso a questo strumento è dunque aumentato nel corso degli anni: in 40 anni – tra il 1956 e il 1996 – sono state introdotte otto accise e altre dieci in appena dieci anni, tra il 2004 e il 2014. Nel loro complesso sono 18 le accise sui carburanti che però nel 1995 sono state inglobate in un’unica imposta indifferenziata che finanzia il bilancio statale (quasi 24 miliardi di euro nel 2021), senza più alcun riferimento alle motivazioni originali. Che, in ogni caso, sono ancora alla base dell'imposta e la compongono.
Il valore totale di questa imposta indiretta ha toccato il massimo storico nel 2014, quando si pagavano 0,73 euro per ogni litro di carburante. Oggi le accise gravano sul prezzo alla pompa per un totale di 728 centesimi a cui occorre aggiungere l’Iva per arrivare quindi a oltre 1 euro (1,049) di tassazione su ogni litro di benzina.