Una tragedia umana enorme segnata da quasi 3 mila morti, più di 8 mila feriti e 300 mila senzatetto: sono passati 40 anni da quel terremoto di magnitudo 6.9 che alle 19.34 del 23 novembre 1980 colpì la Campania e la Basilicata, lasciandole profondamente lacerate.
Oggi in quei territori la ricostruzione è quasi completata, ma la ricorrenza del 40° anniversario restituisce ricordi drammatici. Vite segnate dapprima nelle tende e nei vagoni ferroviari, poi nelle roulotte, quindi nei container, fino a quando un prefabbricato sembrò un’abitazione vera.
E, poi, le ruberie, scolpite in decine di inchieste giudiziarie, che hanno allungato le mani sulle ingentissime risorse stanziate dallo Stato - oltre 50 mila miliardi di lire - ridimensionando ai minimi termini, in particolare, il futuro di sviluppo industriale che era stato disegnato per quelle aree.
In quella drammatica emergenza, infatti, fu approvata la legge 219 (maggio 1981) per la ricostruzione delle case nei complessivi 506 comuni danneggiati delle province di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Foggia, Napoli, Potenza e Salerno, ma anche per lo sviluppo industriale di quelle aree.
L’opera di recupero del patrimonio edilizio, sia pure tra ritardi e con tempi diversi da provincia a provincia, è stata quasi ultimata, mentre la prospettiva di un nuovo sviluppo industriale è rimasta per gran parte inattuata. Molte imprese sono state dichiarate fallite qualche tempo dopo aver percepito i contributi pubblici.