La web tax italiana non sfonda al debutto. Nel primo anno di applicazione dell’imposta, il gettito nelle casse dell’Erario è stato pari a meno di un terzo di quanto previsto: appena 233 milioni di euro, contro i 780 milioni attesi. A fornire i numeri è stato il ministro dell’Economia Daniele Franco.
Nel dettaglio - ha spiegato Franco – “sono stati ripartiti versamenti effettuati con modello F24, fino al 17 maggio 2021, per un importo di 98 milioni di euro da parte di 49 soggetti, 40 società di capitali e nove soggetti non residenti, e sono stati rilevati dalla Ragioneria generale dello Stato bonifici effettuati direttamente in tesoreria, per un importo di 135 milioni di euro”.
L’imposta sui servizi digitali era inizialmente stata approvata con la Legge di Bilancio 2019, salvo poi rimanere lettera morta ed essere corretta dalla Manovra successiva, con alcuni accorgimenti, e soprattutto resa di fatto operativa da subito senza la necessità di provvedimenti attuativi.
Entrata in vigore il primo gennaio del 2020, l’imposta prevede un’aliquota del 3% che si applica sui ricavi dei soggetti che prestano servizi digitali con almeno 750 milioni di euro di fatturato.