Chi collasserà prima tra Europa e Russia?

L’attivo di bilancio russo si è ridotto di 10 volte in 100 giorni, ma anche l'economia europea è in grossa difficoltà

Chi collasserà prima tra Europa e Russia?

Dopo sei mesi di guerra il bilancio pubblico della Russia è in attivo. Di poco, ma è in attivo: 134 miliardi di rubli (ovvero 2,2 mld di euro). Ma per capire meglio ciò che sta accadendo diamo un breve sguardo ai mesi scorsi (suggerisce Federico Fubini sul Corriere della Sera).

L’ultimo bilancio dettagliato fornito da Mosca è di aprile e mostra che in quel momento, in seguito alla folle corsa dei prezzi di gas e petrolio, l’attivo di bilancio messo a segno dalla Russia nei primi quattro mesi dell’anno era dieci volte superiore a quello di agosto. In aprile era pari a oltre ventidue mld di euro, quattro mesi dopo si era eroso, come detto, ad appena 2,2 mld, nonostante gli altissimi prezzi del gas e malgrado il fatto che l’Europa stia continuando a comprare il petrolio russo.

Ma gli acquisti non andranno avanti ancora a lungo. Dal 2023 l’Ue smetterà di comprare petrolio russo (finora ne è stata la prima cliente) e sosterrà le sanzioni del G7 che puntano a bloccare il prezzo del greggio e dei prodotti raffinati che Mosca venderà al resto del mondo. Inoltre si può immaginare che l’Europa (prima o poi) smetta di comprare i 170 miliardi di metri cubi di gas che tradizionalmente importava da Gazprom.

Per il bilancio di guerra di Putin è indubbiamente un duro colpo. Gli introiti da gas e petrolio rappresentano il 38% di tutte le entrate statali della Russia quest’anno e potrebbero ridursi di circa un terzo.

Normale, dunque, che la tensione finanziaria inizi a farsi sentire sul Cremlino. Nei giorni scorsi il quotidiano finanziario Kommersant ha pubblicato una fuga di notizie su un piano di tasse straordinarie per ottenere più risorse dalle grandi imprese del settore energetico. Il governo punterebbe a rastrellare l’equivalente di circa 50 mld di euro, utili a tappare i primi buchi aperti dalle sanzioni europee. Ma le imprese della Federazione hanno già avvertito Mosca: reagiranno scaricando gli aumenti sulle imprese e sulle famiglie, che così sentiranno sempre di più sulla pelle il costo economico della guerra.

Questo ragionamento sta, tuttavia, dando per scontato che le sanzioni occidentali non verranno ritirate. Ma le cose andranno davvero così? Allo stesso tempo, infatti, l’Europa dovrà passare nei prossimi mesi uno degli inverni più complicati da decenni e la sua economia è sull’orlo del collasso, rischiando di dividere i paesi europei sull’opportunità di proseguire a oltranza con le sanzioni contro la Russia. Costringere il mondo occidentale a ritirare le sanzioni prima che la situazione economica russa precipiti definitivamente: è questa la scommessa di Putin?

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