Dal 2019 le famiglie francesi pagheranno in tasse 6 miliardi di euro in meno. A tanto ammonta il taglio fiscale adottato dal governo Macron. Il provvedimento è ancorato a due punti. Primo, tagli fiscali per un totale stimato di 9 mld (abolizione della tassa sulla casa e riduzione dei contributi dei dipendenti). Secondo, aumento delle tasse per 3,1 mld. Sale, in particolare, il costo del carburante.
Ma secondo l'Ofce (Observatoire francais des conjonctures économique), una serie di misure potrebbero annullare buona parte del vantaggio fiscale indotto dal provvedimento dell’Eliseo. La sola indicizzazione ridotta per pensioni e sussidi familiari pesa 3 mld in termini di potere d’acquisto delle famiglie. Se a ciò si aggiungono altri interventi minori, l'aumento effettivo del potere d'acquisto sarebbe di soli 1,7 mld.
A fianco della riduzione delle tasse sulle famiglie (i 6 mld), sono previsti tagli fiscali alle aziende per 18,8 mld. Per finanziare la misura, il piano del governo prevede un aumento del deficit dal 2,6% del Pil di quest'anno al 2,8% l'anno prossimo, a fronte di una crescita dell'1,7% stimata per il 2019. A differenza dell'Italia, tuttavia, Parigi vanta un debito pubblico sul Pil sensibilmente più basso (98,7%) e prevede per il 2019 una diminuzione al 98,6%. Oltre a godere di una maggiore credibilità sui mercati.
Emmanuel Macron, invece, continua la sua caduta libera nei sondaggi d'opinione e raggiunge un nuovo record negativo dall'inizio del mandato, 16 mesi fa. Secondo un’analisi Ifop, il presidente passa dal 34% di "soddisfatti" del suo operato in agosto al 29% di settembre. Il 70% si definisce "scontento" dell'azione del capo dello Stato, contro il 66% di agosto. E pensare che all’inizio del mandato (maggio-giugno 2017) Macron aveva raggiunto quote di popolarità comprese fra il 62% e il 64%.