Crediti di imposta, gli Stati Uniti sono un esempio da seguire

Negli Usa, per ogni dollaro guadagnato, lo Stato riconosce un credito di imposta che può essere rimborsato, ceduto ad altri contribuenti o monetizzato presso banche e altre agenzie autorizzate. Le somme ricevute dallo Stato crescono in proporzione ai proventi ottenuti dal beneficiario con il proprio lavoro. Ciò stimola la ricerca di occupazioni più remunerative, scoraggiando invece impieghi precari e mal retribuiti.

Crediti di imposta, un esempio da seguire

Si tratta di provvedimenti poco efficaci, insostenibili per i conti pubblici e soggetti ad abusi: è questa la narrazione prevalente sul Reddito di cittadinanza e sui crediti di imposta legati ai bonus edilizi in Italia. Eppure, senza entrare nel merito delle due misure, i crediti fiscali cedibili sono largamente diffusi all’estero.

Rappresentano ad esempio uno dei pilastri del recente piano di rilancio dell’economia statunitense noto come Inflation Reduction Act e, soprattutto, sono lo strumento principale per il sostegno al reddito degli statunitensi “occupabili”: il programma Earned Income Tax Credit (Eitc) che utilizza proprio i crediti fiscali cedibili per integrare il reddito di chi non guadagna abbastanza per vivere in modo dignitoso.

In pratica, per ogni dollaro guadagnato, lo Stato riconosce un credito di imposta che varia con il livello di reddito e la composizione della famiglia, e che si azzera oltre una certa soglia (attorno ai 50 mila euro l’anno). Le somme - che possono essere rimborsate, cedute ad altri contribuenti o monetizzate presso banche e altre agenzie autorizzate - crescono in proporzione ai proventi ottenuti direttamente dal beneficiario col proprio lavoro. Ciò stimola la ricerca di occupazioni più remunerative, scoraggiando invece impieghi precari e mal retribuiti.

Per certi versi, l’Eitc svolge un ruolo simile alle detrazioni per il reddito da lavoro, al bonus “100 euro” e al taglio del cuneo fiscale applicati in Italia, ma con due importanti differenze.

La prima è che il nostro sistema prevede una no-tax area (al di sotto degli 8.714 euro) che dunque non consente di integrare il reddito dei più poveri tramite sconti fiscali. La seconda è che i nostri bonus e gli ultimi tagli fiscali presentano forti discontinuità al variare del reddito, che portano al paradosso che i percettori di un reddito lordo superiore a determinate soglie finiscono per incassare redditi netti inferiori a chi guadagna redditi lordi inferiori, ma integrati dai bonus. Ciò comporta disincentivi perversi (e sostanzialmente casuali) a incrementare il proprio reddito.

Rispetto ad altre forme di interventi pubblici, i crediti fiscali inoltre comportano minori oneri finanziari per lo Stato (perché le riduzioni di imposte sono dilazionate nel tempo senza interessi). Non per caso, negli Stati Uniti il programma Eitc è sopravvissuto ad amministrazioni di qualsiasi orientamento: da Nixon a Reagan, per arrivare ad Obama e Trump. La misura ha resistito nonostante comporti un tasso di ‘errori’ valutato tra il 20 e il 30 per cento dei casi; una percentuale molto superiore agli abusi rilevati su bonus edilizi e reddito di cittadinanza.

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