Un fondo sovrano da 126 miliardi di euro in appena 6 mesi

Così la Norvegia investe per le future generazioni. Il fondo del paese scandinavo, il più grande del mondo con 1.500 miliardi di euro di patrimonio, ha ottenuto un rendimento dell’8,6%, pari a 126 miliardi di euro

Un fondo sovrano da 126 miliardi di euro in appena 6 mesi
Oslo

Il fondo sovrano più grande del mondo con 1.500 miliardi di euro di patrimonio, il Norges Bank Investment Management, ha ottenuto un rendimento dell’8,6% pari a 1,48 trilioni di corone norvegesi (circa 126 miliardi di euro) nella prima metà del 2024.

A sostenere la performance sono gli investimenti azionari, aumentati del 12% nei primi sei mesi, e in particolare i rendimenti dei titoli delle Big Tech, a partire da Microsoft, la partecipazione più preziosa, che a fine giugno è arrivata a valere 453,8 miliardi di corone. Mentre gli investimenti a reddito fisso e le partecipazioni immobiliari non quotate hanno perso, rispettivamente, lo 0,6% e lo 0,5%. E le infrastrutture energetiche rinnovabili non quotate hanno subito una flessione del 18%.

Il fondo è nato negli anni ’90 allo scopo di reinvestire i proventi in eccesso del settore petrolifero nazionale. Il mandato nel lungo periodo è garantire il mantenimento della ricchezza nazionale per le generazioni future, investendo in settori che in futuro dovranno compensare il progressivo esaurimento dei giacimenti di petrolio e gas naturale, che hanno fatto la fortuna della Norvegia. 

Oggi il Norges Bank Investment Management detiene in media l’1,5% di tutti i gruppi quotati nel mondo, avendo una piccola partecipazione in circa 9 mila società tra cui Apple, Nestlé, Samsung, e Nvidia. La distribuzione degli investimenti azionari in diversi paesi, settori e aziende permette al fondo di catturare parte del valore globale e diversificare il rischio. L’esigenza di diversificare è diventata più forte dopo che la Norvegia ha compreso che il business del petrolio non sarebbe durato per sempre.

Infatti, nel 2019, il fondo aveva annunciato l’addio agli investimenti petroliferi, dopo aver costruito una fortuna sullo sfruttamento dei giacimenti nel Mare del Nord. Alla fine si è deciso di tagliare gli investimenti su società dedite esclusivamente all’esplorazione e produzione di idrocarburi, salvando così quelli destinati a colossi come ExxonmobilTotal o Bp (ex British Petroleum), ma anche l’italiana Eni

Quindi, tutto bene? “Se si guarda a come è cresciuto il fondo, sembra che vada tutto bene, ma non continuerà così. C’è molta incertezza nel mondo e ci troviamo in una situazione geopolitica completamente diversa. Ci sono più rischi per i mercati azionari ora che in passato”, ha dichiarato il ceo del Norges Bank Investment Management Nicolai Tangen.

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