Lo scorso 10 marzo il Libano ha dichiarato default. In altre parole, il Governo di Beirut ha comunicato a tutti i creditori che non potrà onorare i propri debiti. Nonostante sia un piccolo Paese, le cifre coinvolte non sono modeste: il 9 marzo sono scaduti bond per un 1,2 miliardi di dollari, il prossimo 14 aprile ne scadranno altri 700 milioni e a giugno sarà il turno di ulteriori 600 mln. Poi ci saranno tutti gli altri bond a seguire.
Il problema, per quello che una volta era considerato la “Svizzera del medio oriente”, è che il debito pubblico attuale arriva a circa 90 miliardi, ovvero il 170% del Pil. A cio’ si aggiunge un deficit nelle partite correnti che raggiunge ogni anno circa il 27% di ciò che il Paese produce.
Ma questa situazione non è arrivata all’improvviso. Già nel 2006 il rapporto debito/Pil era al 183%. E dalla fine della guerra civile del 1990, il Libano è stato gestito da un manipolo connivente costituito da politici, banchieri privati e investitori immobiliari.
In questo contesto si cominciò a fare ricorso ai bond. E poiché i tassi di interesse erano alti, i bond sono divenuti una buona opportunità di investimento. Soprattutto per le banche libanesi che preferivano prestare soldi allo Stato anziché finanziare l’economia reale. La storia è andata avanti così per un bel po’.
Poi, durante gli anni di governo di Rafik Hariri, le sue buone relazioni personali con l’Arabia Saudita avevano consentito l’arrivo di ingenti quantità di denaro dalle monarchie del Golfo ma, dopo la sua morte, quel flusso si è interrotto e ha fatto uscire allo scoperto le difficoltà del Paese.
E prima che il default fosse dichiarato ufficialmente tutte le banche hanno drasticamente ridotto la quota di bond in loro possesso vendendoli perlopiù a investitori stranieri. Il maggior acquirente sembra sia stato il fondo britannico Ashmore, noto Hedge Fund specializzato nell’acquisizione di debiti delle economie emergenti.
Nel frattempo, ai cittadini libanesi è stato proibita la conversione della propria valuta in una straniera, e ogni persona può ritirare dal proprio conto un massimo corrispondente a 100 dollari la settimana.