Avrebbe condotto una vera battaglia contro la scienza e insabbiato le prove scientifiche sui rischi che il suo famoso diserbante causi il cancro. Monsanto avrebbe fatto tutto questo secondo l’avvocato Brent Wisner, che ha argomentato la sua tesi nell’arringa al primo storico processo contro la multinazionale da poco acquisita da Bayer.
Wisner rappresenta DeWayne Johnson, 42 anni, ex giardiniere di una scuola e ancora pochi mesi di vita secondo i medici, è la prima persona a portare Monsanto davanti a una corte accusandola di provocare il tumore attraverso il glifosato. È l'erbicida più utilizzato al mondo, che Monsanto ha iniziato a commercializzare come Roundup nel 1974, presentandolo come una scoperta tecnologica in grado di uccidere quasi tutte le erbe infestanti senza danneggiare gli esseri umani o l'ambiente.
Nel corso degli anni, tuttavia, numerosi studi hanno dimostrato il contrario e nel 2015 l'Organizzazione mondiale della sanità ha classificato il glifosato come "probabilmente cancerogeno per l'uomo".
I prodotti Roundup sono registrati in 130 paesi e approvati per l'uso su più di 100 colture. Il problema è che tracce di glifosato sono state trovate nei prodotti alimentari, nelle falde acquifere e nelle urine degli agricoltori. Ma Lombardi, l'avvocato della Monsanto, ha spiegato che "i test sono stati effettuati da scienziati indipendenti, universitari e governativi". Qualunque verdetto sarà emesso dalla corte californiana segnerà comunque un passaggio storico e non solo per Monsanto.