Brevetti, il nuovo Muro di Berlino-Pechino. E Biden fa il prestigiatore…

Cina e Germania si oppongono alla moratoria dei brevetti sui vaccini proposta dalla Casa Bianca

Brevetti, il nuovo Muro di Berlino-Pechino. E Biden fa il prestigiatore…

Il cambio di passo imposto dagli Usa sui vaccini ha spiazzato inizialmente la presidente della Commissione europea. Il tema non era una priorità per Bruxelles e i brevetti non erano all’ordine del giorno prima del ciclone-Biden. Fiutando la figuraccia, poi, Ursula von der Leyen ha aperto a un possibile accordo al Wto. “Siamo disponibili a discutere la proposta degli Usa - ha detto -. Ma nel breve periodo chiediamo ai Paesi che producono vaccini di permettere l’export ed evitare misure che mettono in crisi la catena di produzione.”

Neanche nei documenti preparatori del G20 della salute del 21 maggio, in cui l’Italia gioca il ruolo di presidente di turno, c’era traccia della questione brevetti. Ora aumenta la pressione su Draghi affinché inserisca il tema nell’agenda del summit. Il premier evita di nominare i brevetti parlando di vaccini: “È prioritario aumentare la loro produzione, garantendone la sicurezza, e abbattere gli ostacoli che limitano le campagne vaccinali” si è limitato a commentare. Anche volendo, tuttavia, il governo non potrebbe istituire le licenze obbligatorie (cioè l’esproprio dei brevetti per permetterne lo sfruttamento a aziende locali) in quanto l’Italia non si è mai dotata di una norma in merito.

C’è poi il forse inatteso no di Berlino. “La protezione della proprietà intellettuale è una fonte di innovazione e deve rimanere tale anche in futuro. Il fattore limitante nella produzione dei vaccini sono le capacità di produzione e gli alti standard di qualità, non i brevetti”, ha detto una portavoce del governo tedesco.

Anche dalla Cina la mossa statunitense è commentata con scetticismo: “È innanzitutto una strategia politica con cui gli Usa intendono ripristinare la loro pessima reputazione”, spiega il presidente dell’associazione nazionale delle industrie produttrici di vaccino Feng Duojia al quotidiano Global Times, vicino al Partito comunista cinese.

Intanto, a Wall Street, i prezzi delle azioni di Pfizer e Moderna, dopo un crollo iniziale, hanno recuperato terreno e già nel pomeriggio di giovedì (6 maggio) registravano cali tutto sommato contenuti entro l’1,5%.

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