In questi giorni il premier ucraino ha un fitto programma di videocollegamenti con i parlamenti di mezzo mondo. Martedì 22 marzo toccherà anche a quello italiano. Il fatto, assolutamente unico nel suo genere, segna un passaggio importante nella geopolitica internazionale e chissà, forse, anche ai fini di un auspicabile cessate il fuoco in Ucraina.
Ma c’è qualcosa anche di incomprensibile. Prendiamo un esempio a caso. Volodymyr Zelensky si collega con la Camera bassa del Parlamento tedesco, tenendo un discorso come sempre appassionato e non lesinando critiche alla politica tedesca nei confronti della Russia. Con bordate del tipo: “Abbiamo sempre detto che Nord Stream 2 fosse un’arma e abbiamo sentito rispondere che fosse economia, economia, economia”. E poi: “Anche adesso esitate sull’ingresso dell’Ucraina nell’Europa. È un’altra pietra per il muro. Quindi, l’affondo: “Abbiamo percepito resistenza, percepiamo che volete economia, economia, economia”.
E una pesante stoccata: “Abbiamo visto quanti legami hanno le vostre aziende con la Russia. Con un paese che usa voi e altri paesi solo per finanziare la sua guerra”. Ma “in questo modo si alza un muro sempre più forte fra l’Ucraina e l’Europa. Questo muro è più forte, con ogni bomba che cade in Ucraina, con ogni decisione che non viene presa nonostante il fatto che voi potreste aiutarci.” Qualcuno potrebbe pensare a un risentimento di Zelensky verso la prima economia europea. Ma non è così. Lo stesso trattamento è stato riservato ai parlamenti statunitense e britannico.
Il fatto più inaspettato è tuttavia un altro: nonostante le metaforiche bastonate di Zelensky, gli onorevoli hanno quasi tutti risposto (fino ad ora) porgendo l’altra guancia e concedendo generose standing ovation. Il masochismo propinato dal premier ucraino sembra colpire nel segno i suoi interlocutori che non gli concedono la ‘no fly zone’, ma aprono il portafogli e armano l’Ucraina.