Pasti consumati di fretta, aumento delle bevande analcoliche, preferenza dei giovani per la birra... I risultati parlano chiaro, e strappano un riso amaro all’industria francese del vino che nel paese transalpino occupa una fetta importante dell’economia. Ma i dati fotografano un trend palese: i francesi bevono meno, e sempre meno, vino.
In 60 anni, il consumo è diminuito del 70%, da oltre 120 litri all’anno per abitante negli anni ‘60 a meno di 40 litri nel 2020, secondo l’Osservatorio francese sulle droghe e sulle tendenze della dipendenza.
Un cambiamento nelle abitudini che, insieme all’incremento della competizione internazionale sempre più agguerrita negli ultimi vent’anni, ha spinto il ministero dell’Agricoltura ad autorizzare all’inizio di febbraio l’estirpazione delle viti e la distillazione delle eccedenze (che potrebbero essere utilizzate per fare profumi o gel idroalcolici).
Ma ora questa tendenza sociale sta accelerando oltre le aspettative. I consumi sono diminuiti del 7% dal 2011, secondo uno studio di Kantar per RTL. Un’accelerazione spiegata in parte dall’invecchiamento demografico: i maggiori estimatori del vino sono persone per così dire in età matura. Quindi, la flessione è inevitabile.
Nonostante la tendenza transalpina al ribasso, considerando i principali competitors economici dell’Italia a livello europeo, in Germania, Regno Unito, Spagna (lo Stato iberico è quello dove si rileva l’incremento maggiore su base annua) e, appunto, Francia i livelli medi di consumo di alcol restano nettamente superiori a quelli registrati nel nostro paese, con Berlino e Parigi a guidare questa mini-classifica (fonte: My Data Jungle).