Il 41 per cento dei farmaci antitumorali approvati dall’Agenzia europea dei medicinali (Ema) tra il 1995 e il 2020 manca di prove di beneficio aggiunto, in particolare quelli approvati attraverso percorsi accelerati (le cosiddette approvazioni “fast track”). A rilevarlo è uno studio pubblicato sul British Medical Journal condotto da ricercatori dell'Università di Utrecht.
Delle 458 valutazioni di beneficio aggiunto, 103 (23 per cento) sono state classificate come beneficio aggiunto minore e 189 (41 per cento) come beneficio aggiunto negativo o non quantificabile (specie quelli approvati con autorizzazione condizionata o in circostanze eccezionali).
Inoltre, a contraddire le affermazioni dell’industria farmaceutica secondo cui i prezzi dei farmaci sono elevati per compensare i costi della ricerca e dello sviluppo (R&S), lo studio mostra che più della metà di questi farmaci, compresi quelli con beneficio minimo o nullo, recuperano i costi della R&S entro tre anni.