La “generazione boomerang”, i giovani-adulti che tornano a vivere presso la famiglia originaria, determina un significativo declino della qualità della vita e del benessere dei genitori indipendentemente dalle cause del ritorno. L’effetto è, invece, nullo se il rientro avviene in un contesto che vede la presenza nel nucleo familiare di altri giovani. Lo sostiene uno studio della London School of Economics, che ha analizzato i dati longitudinali di persone di età superiore ai 50 anni e dei loro partner in 17 paesi europei nel periodo 2007-2015.
A causa dell’elevato costo degli immobili e della precarizzazione del lavoro circa un quarto dei giovani adulti nel Regno Unito vive con i loro genitori - il numero più alto da quando sono state avviate le rilevazioni statistiche nel 1996. Ma la tendenza è diffusa in tutti i paesi osservati.
Negli ultimi cinquant’anni, la convivenza intergenerazionale è diminuita drasticamente, mentre quella multigenerazionale è aumentata. In altri termini, aumenta sia la quota di single, sia la percentuale di figli che tornano presso la famiglia originaria.
I genitori conquistano una nuova indipendenza quando i loro figli lasciano la casa natale. Il nuovo equilibrio viene spezzato dal passo indietro del figliol prodigo, che poi tanto prodigo non è.