Bahlsen, la storica azienda familiare tedesca che produce biscotti noti a livello mondiale, si trova nuovamente a fare i conti con il proprio passato. Nata nel 1889 ad Hannover, nella Germania del Nord, negli anni del Nazismo ha utilizzato lavoratori forzati provenienti dai campi di concentramento. Il fatto era già conosciuto.
Adesso un libro uscito in questi giorni nelle librerie tedesche (“La storia della Casa Bahlsen”, realizzato dagli storici Manfred Grieger e Hartmut Berghoff) ha svelato che il numero di forzati impiegati nella produzione di biscotti e pasticceria era quattro volte superiore a quanto conosciuto fino ad ora.
In passato era stato ipotizzato che circa 200 persone fossero state costrette ai lavori forzati, in prevalenza donne provenienti dalla Polonia e dall’Ucraina. Le nuove rivelazioni portano invece questo dato a quota 800. Queste persone sarebbero state impiegate tra il 1940 e il 1945 (nel pieno del nazismo).
Il salario settimanale lordo medio di un lavoratore tedesco all’epoca era di 44 marchi mentre, secondo un’analisi delle buste paga elargite da Bahlsen, i lavoratori forzati in azienda ricevevano solo da 5 a 10 marchi.