Theresa May non ha ignorato la promessa fatta agli elettori e ha annunciato lo stanziamento di 20 miliardi di sterline, per un aumento del 3.4% del budget annuo, allo scopo di trasformare il sistema sanitario britannico. Ma, in campo sanitario, non c'è qualcuno che abbia esultato di fronte alla promessa del premier: nessun economista, think tank o amministratore. La cifra, sostengono, è troppo bassa.
L’Nhs, il sistema sanitario pubblico del Regno Unito, è infatti al collasso: la diminuzione, in termini di quota di Pil, della spesa per la salute ha provocato un allungamento delle liste d’attesa, che per la prima volta hanno raggiunto un ammontare complessivo di 4 milioni di persone, e un buco nel servizio assistenziale domiciliare, con un milione di persone prive di cure e il conseguente affollamento dei dipartimenti di pronto soccorso. Senza contare la carenza di personale: 1500 medici in meno rispetto a 2 anni fa e un drastico calo del numero di infermieri provenienti dall’Europa, che costituiscono il 15% di tutto lo staff, per effetto della Brexit.
Quasi tutti gli economisti del settore avvertono che l’Nhs, per restare a galla, avrebbe bisogno di un aumento di budget del 4%. E la reale cifra stanziata si aggira intorno al 3%, dal momento che sono stati omessi i fondi per la salute pubblica, la formazione del personale e altre spese maggiori.
E Simon Stevens, capo del sistema sanitario inglese, di fronte al comitato per i conti pubblici dei Comuni, ammette che, nonostante i fondi disponibili siano maggiori rispetto al recente passato, ciò non porterà ad alcuna trasformazione. Lo stanziamento, seppur cospicuo, non sarà infatti sufficiente a coprire gli ultimi otto anni di crisi del sistema, la peggiore di tutti i suoi 70 anni.