I danesi hanno così dato lo stop a questi composti dal luglio 2020 perché, oltre ad accumularsi nell’acqua e nel suolo, entrano nella catena alimentare.
Gli Pfas sono interferenti endocrini e sospettati di provocare alcuni tipi di tumore, problemi all’apparato riproduttivo e allo sviluppo del feto, anche se una risposta univoca in tal senso non è ancora giunta.
C’è poi un profilo economico da non sottovalutare. Secondo un rapporto del Nordic Council, l’esposizione ai composti Pfas costa all’Ue tra i 52 e gli 84 miliardi di euro l’anno in termini di spese sanitarie.
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