È la famosa “potenza di fuoco” annunciata da Conte. Con il decreto liquidità approvato dal consiglio dei ministri il 6 aprile, lo Stato mobilitava una leva da 400 miliardi a favore di tutte le imprese italiane in difficoltà per l’epidemia. Doveva essere operativa immediatamente e infatti il ministro dell'economia Gualtieri (e il collega allo sviluppo Patuanelli) hanno più volte ripetuto: “Soldi disponibili nei conti delle imprese da lunedì 20 aprile”.
Sembra, tuttavia, che ci sia un intoppo. E riguarda chi dovrebbe materialmente erogare i prestiti, cioè le banche. L’allarme lo ha lanciato un soggetto interno al sistema banche, cioè il sindacato dei bancari. “Alcune banche non sono affatto pronte, non sono riuscite a tradurre in termini operativi le disposizioni del governo. È un fatto grave che gente strapagata (responsabili di area e di filiale, ndr) non si sia mossa per tempo per garantire alle imprese il prestito”, parole di Lando Sileoni, segretario generale del Fabi, a Coffe Break su L7.
Ma Sileoni non si è fermato qui. È andato molto oltre. “Tutto questo non è accettabile. Se entro lunedì o al massimo martedì 21 aprile, le banche non saranno pronte a erogare i prestiti, noi faremo i nomi degli istituti e andremo in procura”. E oltre al mancato adeguamento a disposizioni normative, se del caso si potrebbe poi configurare un secondo reato e riguardare la struttura del finanziamento. “Noi sappiamo che dovrà avere un interesse minimo, cioè non potrà superare l’1,2%”.
Ricordiamo cosa dispone il cosiddetto decreto liquidità. Garanzia al 100% dello Stato per i prestiti fino a 25.000 euro, senza alcuna valutazione del merito di credito; garanzia al 100% (di cui 90% Stato e 10% Confidi) per i prestiti fino al 25% dei ricavi fino a un massimo di 800.000 euro, senza valutazione andamentale; garanzia al 90% per i prestiti fino a 5 milioni di euro, sempre senza valutazioni.
Ora, nonostante le rassicurazioni del governo, come denunciano i rappresentati dei lavoratori delle banche, è a rischio la tempistica di tutto questo. C’è un intoppo burocratico al sistema di erogazione. Sembra ripetersi quanto successo la precedente settimana per il bonus dei 600 euro per gli autonomi: il sito dell’Inps – l'ente preposto ad accogliere e soddisfare prontamente le domande - è andato in tilt per un paio di giorni. Le migliaia di imprese, piccole, medie e anche di grandi dimensioni, piegate dalla crisi innescata dal virus e che hanno urgente bisogno di liquidità, sperano ora in un pronto adeguamento del sistema bancario.