Il conto preciso del disastro targato Mps si potrà fare solo alla fine, se e quando si chiuderà la trattativa tra l’azionista di riferimento, il Mef, e UniCredit. Solo a quel punto si capiranno i costi veri del salvataggio. Ma già oggi si può prevedere che il costo dell’ultimo decennio abbondante di storia del Montepaschi arrivi a sfiorare i 30 miliardi di euro, tra aumenti di capitale (bruciati) e contributi pubblici iniettati (in emergenza) per non finire a gambe all’aria.
La città toscana dove ha la sede centrale l’istituto di credito intanto va al contrattacco. “Non siamo al supermercato, respingo fortemente l’idea che questa città rimanga supina di fronte a qualsiasi decisione – ha detto il sindaco di Siena Luigi De Mossi -. Gli uomini del Monte hanno fatto grande questa città e hanno diritto di non essere rottamati.”
“La politica ora risponda, visto che ci ha messo mano per molti anni con l'acquisizione di Banca 121 e poi con Antonveneta, adesso ci rimetta mano per ridare dignità e futuro a questa banca – ha aggiunto il primo cittadino -. No alla macelleria sociale, si dia modo a questa banca, o con una fusione o con una ricapitalizzazione, di poter vivere.”