L’Istat conferma la stima preliminare sull’inflazione di giugno: +8%, tasso che non si registrava da gennaio 1986 (quando fu pari a +8,2%). L’istituto sottolinea che l’accelerazione dei prezzi degli alimentari lavorati (da +6,6% a +8,1%) come quelli non lavorati (da +7,9% a +9,6%) spinge ancora più in alto la crescita dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa”: +8,2%.
L’incremento dell’inflazione nel secondo trimestre del 2022 è determinata in buona parte dai beni energetici ma coinvolge anche beni come gli alimenti e, in misura più contenuta, i servizi.
Poiché i beni incidono in misura maggiore sulle spese delle famiglie meno abbienti, e i servizi pesano invece di più su quelle più agiate, la crescita dell’inflazione segna valori più elevati per le famiglie con minore capacità di spesa.
Per loro passa dal +8,3% del primo trimestre al +9,8% del secondo trimestre, mentre per quelle più abbienti accelera dal +4,9% al +6,1%. Pertanto, il differenziale di classe si amplia a 3,7 punti percentuali.