Se l’Italia facesse ciò che la Francia ha fatto più di 60 anni fa...

In tanti, troppi, fingono di essere residenti a Montecarlo per non pagare le tasse. L’Esempio transalpino

Se l’Italia facesse ciò che la Francia ha fatto più di 60 anni fa...

Era la mezzanotte tra il 12 e il 13 ottobre 1962 e i funzionari francesi cominciarono a fermare le auto che entravano e uscivano da Montecarlo chiedendo i documenti e domandando se i passeggeri avessero nulla da dichiarare. Il presidente francese Charles De Gaulle aveva tenuto fede alla minaccia inviata al principe Ranieri di Monaco e quella era la sua dichiarazione di guerra.

Il Principato consentiva ai ricchi francesi di prendere la residenza a Montecarlo e di non pagare le tasse? “Bene – aveva sentenziato De Gaulle –, chiuderò i confini e isolerò il principe Grimaldi e il suo paese”.

Il ministro delle Finanze di De Gaulle, Valery Giscard d’Estaing (che poi diventerà presidente della Francia) aveva voluto fare un esperimento. Aveva individuato i nomi di quattro francesi residenti a Montecarlo e che dichiaravano redditi milionari. E aveva rintracciato i loro numeri sull’elenco telefonico di Parigi. Una sera li aveva chiamati e aveva verificato che tre su quattro erano nelle loro abitazioni nella capitale francese.

La Francia di De Gaulle decise allora di porre fine all’ipocrisia generale secondo la quale i ricchi francesi andavano a Montecarlo perché nel Principato c’erano un clima migliore e un ambiente più sicuro e confortevole.

Il principe Ranieri firmò un “armistizio” e ruppe per la prima (e finora unica) volta il principio stabilito da suo avo Carlo III nel 1869. I residenti francesi avrebbero dunque pagato le imposte alla Francia come se non fossero residenti a Montecarlo.

Ancora oggi gli oltre novemila residenti d’oltralpe nel Principato sono gli unici (insieme agli statunitensi che tassano i loro cittadini ovunque vivano nel mondo) a pagare le imposte. E pagarle al loro paese. Grazie a De Gaulle.

Non devono farlo invece gli ottomila italiani, i circa tremila britannici, gli oltre mille svizzeri e belgi, i 900 tedeschi, i russi, i greci, gli spagnoli e gli altri residenti di tutte le altre nazionalità, per i quali Montecarlo rappresenta un vero paradiso fiscale, un rifugio che concede loro un privilegio che i residenti stranieri difendono a denti stretti. 

Ma cosa dovrebbe prevedere un accordo tra Italia e Montecarlo? Questo è l’articolo 7 della Convenzione fiscale tra Francia e Principato di Monaco del 1963, a cui sono state sostituite alle parole “Francia”, “francese” e “1962” i termini “Italia”, “italiana” e “2024”.

Ecco il risultato. Articolo 7 – 1. Le persone fisiche di nazionalità italiana (francese nel testo originale, ndr) che trasferiranno il loro domicilio o la loro residenza a Monaco – o che non possono dimostrare cinque anni di residenza abituale a Monaco alla data del 13 ottobre 2024 (1962) – dovranno essere soggetti in Italia (Francia) all’imposta sul reddito delle persone fisiche e all’imposta addizionale alle stesse condizioni come se avessero il domicilio o la residenza in Italia (Francia).

L’Italia potrebbe fare ciò che la Francia ha fatto più di 60 anni fa. Le condizioni ci sarebbero. Tranne una: al nostro paese manca un De Gaulle.

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