La Banca centrale europea, pur volendo, potrebbe annullare i 250 miliardi di titoli del debito pubblico italiano detenuti a Francoforte?
La Bce ha acquistato titoli di stato italiani come parte del programma di Quantitative easing iniziato nel 2013. In tal modo, ad esempio, Francoforte acquista 100 euro di titoli di stato dalle banche e accredita, in cambio, 100 euro di riserve, detenute dalle banche presso la Bce. Da un lato, quindi, la Banca centrale acquisisce attività (titoli) e, dall’altro, creando riserve, bilancia queste attività con aumentando le passività. Il processo di creazione di moneta è questo. E il Qe non costituisce una modalità sistematica di finanziamento delle emissioni di debito: la Bce acquista titoli sul mercato secondario ed è un’azione limitata nel tempo.
Secondo una posizione illusoria, tutto il debito pubblico di un paese potrebbe essere acquistato e detenuto dalla banca centrale. Se quest’ultima bruciasse quei titoli, ciò non avrebbe alcuna conseguenza, perché le perdite potrebbero sempre essere ripianate stampando più moneta.
Eppure, non è così. Se la banca centrale bruciasse i 100 euro di titoli detenuti a bilancio, ciò comporterebbe una perdita dal lato delle attività di 100 euro. La perdita dovrebbe essere ripianata con maggiori entrate per ricapitalizzare la banca centrale stessa, che non potrebbero che venire dal bilancio del paese attraverso maggiori tasse.
La possibilità di stampare moneta illimitatamente non elimina, pertanto, il rischio di default della banca centrale. Perché ogni euro stampato in più implicherebbe anche un maggiore prezzo sui titoli. In altre parole, annullare o ridurre il debito pubblico stampando più moneta equivale a estinguere il fuoco con la benzina.