Meno titoli sui debiti esteri, più oro. Torna la corsa al metallo prezioso

Le riserve auree della Russia sono cresciute a 1.944 tonnellate a giugno 2018. Oltre a quella di Mosca, altre banche centrali stanno acquistando oro e vendendo titoli sui debiti pubblici di altri paesi. E aumentano quelle che rimpatriano le riserve del metallo prezioso

Meno titoli sui debiti esteri, più oro. Torna la corsa al metallo prezioso

Le riserve auree della Russia sono aumentate a 1.944 tonnellate a giugno 2018, rispetto alle 500 di appena un decennio fa. E, in cambio, il governo di Mosca ha scaricato gran parte dei titoli sul debito pubblico Usa.

Ma in questa nuova corsa all'oro non c’è solo la Russia. Anche altre banche centrali stanno acquistando il prezioso metallo e, al contempo, vendendo titoli e obbligazioni. Sebbene, in media, a livello mondiale la domanda di oro da parte delle banche centrali sia rallentata.

E c’è, poi, un ulteriore effetto indotto dalla crescente instabilità internazionale. Quasi tutti i paesi nel recente passato hanno preferito custodire le oro riserve di oro all’estero e perlopiù negli Stati Uniti. Ma ora, con la guerra commerciale alle porte, alcuni governi hanno cominciato a reimportare buona parte dei lingotti del metallo più prezioso detenuti all'estero. Così hanno già fatto Austria, Belgio, Germania, Paesi Bassi, Turchia, Ungheria e Venezuela.

Le operazioni di rimpatrio dell'oro non sono state prive di difficoltà. Nel 2013, quando la Germania ha dato il via alle operazioni è riuscita a riportare a Berlino solo 5 tonnellate in quell’anno. Quando la Banca centrale olandese ha reimpatriato 122,5 tonnellate nel 2014, lo ha annunciato solo dopo averlo fatto. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, forse intuendo possibili difficoltà nel recuperare le riserve all'estero, ha proposto di sostituire i prestiti in dollari con quelli "basati sull'oro" alla recente riunione del G20 di aprile.

La Russia, invece, non avrà alcun problema nel rimpatrio perché le sue riserve sono già detenute nel paese. Quasi due terzi delle scorte di oro sono in un deposito a Mosca. Ma Vladimir Putin può sorridere anche per un altro motivo. La Federazione è uno dei maggiori produttori di oro al mondo. Oltre i due terzi del prezioso metallo detenuto è stato estratto nelle regioni dell'Estremo Oriente, in Siberia e negli Urali. E i geologi stimano la presenza di ulteriori 12.500 tonnellate ancora disponibili all'interno del paese. E se poi si considera che le riserve globali dovrebbero terminare nel 2034 si capisce quale sia il vantaggio competitivo acquisito dalla Russia.

Mentre, da un lato, le banche centrali mostrano una tendenza al rimpatrio dei lingotti parcheggiato nei paesi esteri e, in alcuni casi, all'aumento delle riserve, dall'altro lato la domanda globale di oro, secondo il World Gold Council, è scesa al livello più basso dal 2009 nella prima metà di quest'anno, poiché gli investitori hanno preferito orientarsi – con l’economia Usa in crescita - verso asset più rischiosi e i consumatori hanno acquistato meno gioielli in oro, in particolare in India, che resta il primo mercato al mondo.

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