Negli ultimi mesi le economie emergenti (Eme) sono entrate in una fase di tensione, che ha generato un incremento dei rendimenti obbligazionari e un deprezzamento delle valute locali. I prezzi delle attività sono stati scossi da tre fattori: rafforzamento del dollaro, tensioni commerciali e segnali di un rallentamento in Cina. Ma il contagio è stato limitato. L'analisi è della Banca internazionale dei regolamenti, la più antica istituzione finanziaria al mondo fondata nel 1930 a Basilea.
Vi sono state divergenze anche tra i mercati delle economie avanzate, rivelando differenti velocità di adattamento a politiche monetarie che tendono ora a "normalizzarsi". Inoltre, lo stimolo fiscale degli Stati Uniti ha rafforzato le aspettative di una maggiore crescita nel breve termine, ma senza dubbio anche di un aumento dei rendimenti obbligazionari.
Secondo Claudio Borio, capo del Dipartimento monetario ed economico, è lecito attendersi ulteriori turbolenze, a causa - anche in questo caso - di tre elementi: forti tensioni dei mercati nelle economie avanzate, riduzione eccessiva delle politiche monetarie accomodanti ed esagerato livello del debito a livello mondiale. La sua analisi non gira intorno all'ostacolo: "Con tassi d'interesse insolitamente bassi e i bilanci delle banche centrali ancora eccezionalmente gonfi, rimangono poche medicine disponibili per rimettere in salute un paziente che ha ripetuti mancamenti”.