Senza contante si sta meglio?

L’economista Rony Hamaui: “In un’economia senza contante non si riduce solo l’evasione fiscale, ma anche tutte le attività illegali”. Quella verso un sistema free cash sembra ormai una tendenza inarrestabile, ma l’Italia parte da una posizione arretrata

Senza contante si sta meglio?

“Esiste un’ampia evidenza sui benefici che un’economia senza contante produce non solo in termini di riduzione dell’evasione fiscale, ma anche di lotta alla corruzione, al lavoro nero, all’economia sommersa e, più in generale, a tutte le attività illegali. In più, l’abolizione del contante comporta una diminuzione dei costi di transazione, un efficientamento del sistema economico-finanziario e, in definitiva, un aumento del benessere dei cittadini, oltre che una riduzione del deficit pubblico”. È l’analisi dell’economista Rony Hamaui.

La tracciabilità dei pagamenti è uno strumento di lotta all’illegalità più semplice ed efficace della fatturazione o dello scontrino elettronico, poiché riduce i costi di monitoraggio e facilita i controlli. Certamente non risolve tutti i problemi legati ai grandi evasori o alla malavita organizzata, che hanno altri mezzi per far perdere le tracce dei pagamenti, ma certamente facilita la lotta alla piccola criminalità ritenuta comunque cruciale per debellare anche la grande.

Secondo Hamaui, l’abolizione del contante comporta anche costi, il più rilevante dei quali è quello legato alla privacy. La tendenza verso un sistema cash free è tuttavia ormai in atto. Molti paesi, tra i quali Svezia, Danimarca, Norvegia, Regno Unito, e Cina, hanno già raggiunto, o stanno per riuscirci, il traguardo di un’economia senza contanti.

L’Italia, invece, parte da una posizione arretrata: l’86% delle transazioni in termini di volume e il 68% in termini di valore avviene ancora in contanti. E i governi che si sono succeduti non hanno aiutato a fare chiarezza: la soglia sui contanti è stata abbassata e alzata otto volte negli ultimi 15 anni. Occorre al contrario ridurre le commissioni sui pagamenti elettronici (affinché non diventi un “regalo” alle banche) e tenere conto che in partita c’è anche una formazione agguerrita: quella delle lobby.

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