“Un ambito che non è stato sostanzialmente toccato dalle attività, seppur intense, di regolamentazione del decennio appena trascorso è quello degli strumenti finanziari derivati: opzioni, futures, swap e altri strumenti sintetici che non rappresentano nulla di reale (merci o servizi), ma solo scommesse sui loro andamenti sottostanti – spiega Alessandro Messina, direttore generale di Banca Etica -. Secondo la Banca dei regolamenti internazionali (la banca centrale delle banche centrali), poco è cambiato nell’ammontare complessivo di investimenti in strumenti derivati che circolano a livello globale.”
A giugno 2019 l’esposizione complessiva in derivati era pari a 120 trilioni di dollari, con un ammontare medio di scambi giornalieri pari a 14 trilioni. Il che significa che ogni anno in media si muovono solo sui derivati, a livello mondiale, almeno 3 mila trilioni di dollari (ossia 3 milioni di miliardi), una cifra pari a circa 50 volte il Pil globale.
Nel mercato finanziario i derivati rappresentano un problema strutturale, le cui implicazioni negative sono potenziate e accelerate dagli scambi ad alta frequenza (High Frequency Trading).
“Oggi una percentuale tra il 50% e il 60% delle transazioni nei mercati finanziari (stima molto prudente) ha caratteristica di alta frequenza, cioè operazioni che si aprono e chiudono in un arco temporale inferiore ai 5 minuti – aggiunge Messina -. Secondo un recente studio della Bce, ciò peggiora in modo significativo la liquidità dei mercati, incrementandone la volatilità. Di fatto la sola presenza di questi operatori e la forte correlazione tra le loro strategie conduce a ‘bolle speculative’ per un valore pari a un quarto del valore dei listini (giornalieri).”
Dunque, derivati e mercato degli scambi ad alta frequenza: le due piaghe del sistema finanziario globale non sono state sanate. Nonostante la grave crisi del 2008.