“In primo luogo ci impegniamo a garantire che un certo numero di banche russe siano rimosse da Swift. Ciò impedirà loro di operare in tutto il mondo e bloccherà efficacemente le esportazioni e le importazioni russe. In secondo luogo congeleremo gli attivi della Banca centrale della Russia. Questo bloccherà le sue transazioni. E renderà impossibile la liquidazione dei suoi asset. E infine, lavoreremo per proibire agli oligarchi russi di utilizzare i loro beni finanziari sui nostri mercati. Putin ha intrapreso un percorso che mira a distruggere l’Ucraina. Ma quello che sta facendo, in realtà, è anche distruggere il futuro del suo stesso paese.” Con queste dure parole la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha annunciato la nuova svolta. L’Ue, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e il Canada – si legge in una nota congiunta - “si impegnano ad agire contro gli individui e le entità che facilitano la guerra in Ucraina. In particolare si impegnano a prendere misure per mettere fine alla procedura che consente ai ricchi russi legati a Mosca di diventare cittadini dei nostri paesi e guadagnare accesso ai nostri sistemi finanziari tramite i cosiddetti passaporti d’oro”.
È dunque arrivata la nuova stretta contro la Russia, preannunciata nel pomeriggio di sabato (26 febbraio) dalla svolta della Germania, il Paese finora più cauto, che ha aperto nel giro di poche ore all’invio di armamenti a Kiev e all’espulsione delle banche russe dal sistema internazionale di pagamenti Swift.
Berlino ha comunicato che fornirà 1.000 armi anticarro e 500 missili Stinger all’Ucraina. Olaf Scholz ha così giustificato la decisione: “L’attacco russo all’Ucraina segna una svolta. Minaccia il nostro intero ordine del dopoguerra. In questa situazione è nostro dovere sostenere l’Ucraina contro l’armata russa che sta invadendo il paese sotto la guida di Putin. La Germania è vicina, al fianco dell’Ucraina.” Formalmente, le armi transiteranno e saranno esportate dai Paesi Bassi, in quanto la costituzione tedesca vieta la fornitura di armamenti a paesi in stato di guerra.
Tutti i segnali, quindi, convergono (il che non è irrilevante visto che occorre l’unanimità tra i 27 paesi dell’Ue per escludere dal Swift): non ultimo l’appoggio arrivato dall’Italia, con il presidente Draghi che ha sciolto le riserve dei giorni scorsi e si è detto favorevole alla misura, durante un colloquio telefonico con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
La rete interbancaria Swift permette lo scambio di informazioni per la gestione di transazioni finanziarie tra oltre 11 mila istituzioni e aziende, ed è fondamentale per accedere al sistema finanziario globale.
Putin e la Russia ne sono consapevoli, tanto che sono già passate al contrattacco minacciando, in caso di esplusione delle banche russe dal sistema Swift, di “nazionalizzare le proprietà presenti in Russia riconducibili a persone registrate negli Usa, nell’Ue e in altre giurisdizioni, tra cui Paesi del mondo anglosassone”.