Il conglomerato cinese Hna ha accettato di vendere la sua quota del 7,6% in Deutsche Bank, la prima banca tedesca e da tempo in crisi.
Ma non sarà un divorzio doloroso, anzi consensuale. Hna è sin dall’inizio stato un socio “instabile” e per lungo tempo ha minacciato di cedere la quota. Oltre a questo, i mugugni tedeschi sull’investitore cinese sono legati al fatto che gran parte della quota di Hna è basata su fondi presi in prestito e “garantiti” da contratti derivati. Ecco perché l'uscita potrebbe conferire a Deutsche Bank una maggiore stabilità e contribuire ad arginare i problemi di liquidità. Ed è, quindi, un'operazione non solo accettata ma auspicata dai tedeschi. E autocriticamente compresa dai cinesi.
Un peso nella decisione di Hna lo hanno avuto anche le pressioni esercitate dal governo di Pechino sul colosso cinese, affinché ceda parte delle sue numerose acquisizioni portate a termine lo scorso anno dopo uno shopping internazionale sfrenato.
Sull'altro fronte, quello di Deutsche Bank, le difficoltà proseguono senza soluzione di continuità. L’obiettivo di ridurre i costi sarà probabilmente centrato, mentre quello di aumentare le entrate pare destinato a fallire: la parte retail cresce poco e quella relativa agli investimenti perde ulteriori quote di mercato. Intanto le azioni sono in calo di oltre il 40% dall'inizio di gennaio.
Dopo la cessione – i cui termini non sono ancora stati fissati – il Qatar e gli investitori finanziari Cerberus e Blackrock diventeranno i maggiori azionisti con quote, rispettivamente, pari al 10%, 4,4% e 3%.
Senza Hna, il nuovo ceo Christian Sewing avrà una preoccupazione in meno.