La Bank of England ha aumentato i tassi di interesse da 0,25% a 0,50%. Erano dieci anni che la Banca centrale non accresceva il costo di detenere moneta. La scelta si è resa opportuna per proteggere le famiglie dall’inflazione in seguito alla Brexit.
Tuttavia, la preoccupazione per l'economia britannica resta intatta, ma la Banca ha ritenuto comunque necessario mantenere l'inflazione sotto controllo aumentando i tassi di interesse.
La decisione è parsa inevitabile in seguito alla crescita dell’inflazione rilevata a settembre, quando ha toccato il 3%, alimentando il timore di un surriscaldamento eccessivo dell’economia. L’aumento dei prezzi al consumo è stato dovuto principalmente agli effetti sui costi delle importazioni seguiti al calo della sterlina dopo il referendum.
La Banca centrale ha rilevato che "le incertezze associate alla Brexit stanno pesando sull’economia domestica, che ha continuato a decelerare anche a fronte di una ripresa significativa della crescita globale". Il Regno Unito ha, infatti, registrato un tasso di crescita dello 0,4% nel terzo trimestre, decisamente inferiore a quello degli Stati Uniti e della zona euro nel corso dello stesso periodo.
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L'aumento dei tassi di interesse sosterrà il valore della sterlina, ma aumenterà anche i costi di finanziamento per famiglie e imprese attraverso un aumento dei pagamenti su mutui e prestiti. Ciò potrebbe ridurre i consumi e rendere più difficile per le imprese l'accesso al credito, comprimendo ulteriormente il tasso di crescita. Tuttavia, l'aumento dei tassi di interesse non dovrebbe avere un impatto rilevante sull'economia secondo l’agenzia di rating Fitch, che quindi conferma le proprie previsioni di crescita per la Gran Bretagna: 1,5% quest’anno e 1,3% nel 2018. Ma resta incertezza sul modo in cui le imprese e le famiglie possano reagire all’aumento dopo dieci anni di tassi bloccati.