Ad agosto 2022, i prezzi alla produzione dell’industria sono aumentati del 2,8% su base mensile e del 40,1% su base annua con una nuova accelerazione dal 36,9% di luglio. In quest’ultimo mese, incrementi sono stati registrati in tutti i paesi europei ma – come emerge dai dati Eurostat – soltanto sei Stati membri evidenziano percentuali superiori a quella italiana. E i principali competitors dell’Italia, ovvero Germania e Francia, mostrano valori ben più contenuti.
Il gap rispetto a Berlino e Parigi trova differenti spiegazioni. In Italia – spiega l’Istat - “i prezzi alla produzione dell'industria segnano un nuovo aumento su base mensile e una crescita su base annua in decisa accelerazione, cui contribuiscono prevalentemente le intense dinamiche al rialzo sul mercato interno dei prezzi della fornitura di energia elettrica e gas e delle attività estrattive”. L’impatto energetico sui costi di produzione, per motivi differenti, è stato inferiore rispetto all’Italia sia in Francia (grazie alla minor dipendenza dal gas grazie all’energia nucleare) che in Germania (il governo tedesco ha negoziato a suo tempo con Gazprom prezzi più favorevoli e punta ancora oggi massicciamente sul carbone).
Un’altra motivazione che vede le imprese italiane in maggiore affanno se paragonate a quelle francesi e tedesche è collegato al nanismo industriale tipico del nostro paese, dove ben oltre il 90% delle aziende sono piccole e medie, il che va evidentemente a svantaggio della loro capacità negoziale sui mercati nazionali e internazionali.