Il taglio dei tassi di interesse è rimandato, ma l’inflazione è scesa in modo rilevante e una svolta è più vicina, probabilmente già a settembre nell’ultima riunione prima delle presidenziali americane.
Una circostanza che di certo ha pesato nelle valutazioni che hanno portato la Fed, la Banca centrale americana, a lasciare ancora una volta invariato il costo del denaro, in una forchetta tra il 5,25 e il 5,50 per cento, al massimo da oltre due decenni.
La Federal Reserve ha spiegato che “non ritiene opportuno ridurre i tassi finché non avrà acquisito maggiore fiducia nel fatto che l’inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso il 2 per cento”, ma stavolta è emerso un ottimismo diffuso.
Le possibilità che la Fed intervenga al prossimo meeting sono salite a più dell’85 per cento, secondo Cme FedWatch Tool, che misura il sentimento del mercato. L’aumento dei prezzi è infatti rallentato in modo significativo dopo aver toccato il picco del 9 per cento, anche se l’inflazione resta più alta dell’obiettivo fissato dalla Fed.