I fondi d'investimento attraggono la clientela con questa semplice domanda: “come puoi, tu, singolo cittadino, per quanto conoscitore di finanza, avere le competenze e le economie di scala, di un fondo che si avvale di esperti di professione e con ingenti capitali? Compra una quota del nostro fondo e avrai il tuo pezzetto di felicità senza grossi sforzi”. Ma secondo un'indagine del centro studi Dalbar del Massachusetts di felicità ce n'è, e ce n'è stata, ben poca per i risparmiatori americani che hanno scelto quello strumento.
Dalbar ha studiato trenta anni di andamento dei “mutual fund investors”, cioè i nostri fondi comuni d'investimento. E il risultato è sconvolgente. In questo lungo lasso di tempo, l'arco temporale di una generazione e più, i fondi hanno regolarmente sotto-performato il mercato, sia il mercato azionario che quello obbligazionario.
Proprio i fondi che hanno investito in quest'ultimo mercato, non hanno neanche recuperato l'inflazione: hanno infatti guadagnato un misero 0,26% annualizzato, a fronte di una inflazione annualizzata del 2,49%. Ciò vuol dire che ogni americano che ha investito in questi fondi ha perso ogni anno oltre due punti percentuali in termini reali. Ma forse è colpa del mercato obbligazionario stesso, che è andato male? No, perché nei 30 anni la resa media annua degli indici aggregati di obbligazioni corporate e statuali è stato del 6,1% annuo!
Se nei trenta anni le cose sono andate molto male, nel 2018? Beh, anche peggio. A fronte di un buon andamento del mercato azionario i fondi legati a quel mercato hanno perso in media il 9,4% che, se aggiunto al tasso di inflazione dell'1,94%, vuol, dire una perdita secca in termini reali superiore all'11%. I fondi sui bond un po' meglio, visto che mediamente hanno perso il 2,84%.
Insomma un disastro. Un disastro ammesso anche da un super esperto: “è scioccante ammettere che, per il fatto stesso di investire, la maggior parte delle persone si impoverisce. E' come darsi la zappa sui piedi”, dice Richard Bernstein, ex capo investimento della Merrill Lynch, non l'ultimo degli osservatori.
Non c'è via di scampo quindi per un piccolo investitore che non voglia comprare direttamente azioni o titoli di stato? L'unica soluzione, secondo Jeff Sommer, articolista del New York Times che parla anche per esperienza diretta, è il classico consiglio di tenere i soldi in cassaforte, se non sotto il materasso. Oppure, comprare i fondi che semplicemente “ripetono” gli indici di mercato, né più né meno. I “fondi fotocopia” sono tra i pochi che sono andati bene, il primo – ancora attivo – è stato “Vanguard”.
Infine ci sarebbe uno strumento che, con sorpresa degli stessi tecnici, svolge la funzione di cassaforte e ha sempre sovraperformato i normali fondi. Si chiama “variable annuity”, un supermix di fondi e assicurazioni, ma ha commissioni di ingresso e di riscatto molto alte, conveniente quindi solo per investimenti di una decina d'anni.