Tassi fermi (allo 0-0,25%) e acquisti confermati. Il comunicato emesso al termine della riunione di luglio del Fomc, il Comitato di politica monetaria della Fed, comincia però a preparare la riduzione futura degli acquisti di titoli, oggi pari a 80 miliardi di dollari al mese.
Durante la riunione - ha spiegato il presidente della banca centrale Usa Jerome Powell - si è già discusso come potrebbero essere “rivisti gli acquisti di titoli, compresi il ritmo e la composizione, quando le condizioni economiche lo permetteranno”.
Non è una promessa o un impegno, non c’è una data - anzi Powell ha insistito nell’escludere qualsiasi riferimento temporale, anche implicito - ma le parole del presidente aprono una nuova fase, transitoria, nella politica monetaria degli Stati Uniti, indotta dai progressi compiuti, secondo la Fed, dall’economia statunitensi.
Al contempo, la banca centrale ammette che gli obiettivi non sono stati raggiunti. Se la “domanda di lavoro è molto forte - come ha spiegato Powell - il mercato del lavoro ha ancora strada da fare”. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 5,9%, ma il tasso di occupazione non è salito dai livelli bassi dell’anno scorso. La Fed non ritiene quindi che l’occupazione sia vicina al suo livello massimo.
L’inflazione, invece, non preoccupa, malgrado sia salita anche oltre il 5%. Powell ha evidenziato che il rialzo è “legato a una manciata di settori. Non è un’inflazione che si espande in tutta l’economia”. Non si tratta quindi di un aumento generalizzato dei prezzi, contro la quale la politica monetaria deve intervenire.