Partono i Mondiali di calcio in Qatar, lo Stato più piccolo ad averli mai ospitati. Questi giochi, che saranno i primi di sempre a tenersi in un paese arabo, sono costati la cifra record di 220 miliardi di dollari. Fino ad ora, i mondiali più cari erano stati quelli di Rio (15 mld).
Il piccolo Stato ha investito in opere infrastrutturali; tra queste spiccano i sette degli otto stadi in cui si disputerà il torneo e le nuove reti di trasporti. Per ricevere un flusso stimato di 1-1,5 milioni di persone, in un paese la cui popolazione ufficiale arriva a 2,9 mln.
Investimenti ingenti che rischiano di non essere ripagati? L’organizzazione dei giochi è risultata particolarmente divisiva, segnata da accuse di corruzione, fino a quelle di abusi dei diritti umani a cominciare dai lavoratori (la maggior parte provenienti dal sud-est asiatico) che a migliaia sarebbero morti mentre erano coinvolti nella preparazione dei giochi.
C’è poi la questione dell’impatto ambientale che non avrà turbato più di qualcuno in un paese diventato ricco grazie alle fonti fossili, le più inquinanti. Inoltre, il numero dei biglietti venduti (3 milioni) è in linea con i Mondiali precedenti.
La posta in gioco va comunque oltre il pallone. Per il piccolo Stato del Golfo, i mondiali sono l’occasione per diversificare la propria economia verso il turismo e il settore dei grandi eventi. E in generale per dare visibilità al paese a livello internazionale.
Nel frattempo, il Qatar si è rivelato un alleato diplomatico per l’Occidente, favorendo i difficili rapporti con Iran e Afghanistan. E le sue abbondanti risorse energetiche lo rendono ora un partner ancora più necessario. E che allora riposino in pace le migliaia di morti e con loro i diritti negati.