Questi numeri confermano che la Cina può sostenere di aver battuto il virus. Eppure tra dicembre e gennaio è stata da più parti accusata di aver sottovalutato l’emergenza. Ammesso che un ritardo ci sia stato, quello che è accaduto dopo è stato così efficace da riuscire a invertire il trend in poche settimane. E il regime di Pechino non c’entra niente, se non nel senso di aver dimostrato di sapere come far funzionare una macchina da 1,4 miliardi di persone, ovvero gli abitanti della Cina.
Qualcuno sostiene che la Cina ha mostrato al mondo intero di disporre del potere assoluto sui propri cittadini e sulle loro relazioni sociali, economiche e familiari. Sarà pure così, ma il fatto che i cinesi siano fortemente assoggettati al potere centrale non spiega perché in Italia non tutti osservino le norme nonostante siano previsti reati molto gravi che prevedono il carcere. Nel nostro e in altri paesi europei (e non solo) la presa di coscienza è stata quindi più lenta. Molto più lenta. E ora i nodi vengono al pettine.
Nel frattempo la Cina ha acquisito un vantaggio competitivo rispetto agli Stati Uniti e al resto del mondo non indifferente. Sarà probabilmente la prima economia al mondo, tra quelle che contano, a riprendersi. E non ingannino i dati sulla produzione industriale, che è ovviamente crollata in Cina a gennaio-febbraio con un tonfo del 13,5% (a dicembre era stato registrato un incremento del +6,9%).
E, oltreché economica, la vittoria cinese è anche culturale, perché tutto il mondo sta guardando a Pechino per capire come risolvere il problema. La Cina, potenzialmente l’untore del pianeta, è diventata la soluzione del problema.