Costituito nel 2001 nella metropoli cinese di cui porta il nome, la Shanghai cooperation organization (Sco) è un foro di dialogo e contatto politico, economico e di sicurezza. Riunisce otto membri permanenti (Cina, Russia, India, Pakistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan) a cui si è appena aggiunto l’Iran. Si tratta di tutti paesi strategici per Pechino.
Il senso che Pechino attribuisce all’evento ospitato a Samarcanda (in questi giorni) è di rimettere in discussione l’attuale egemonia occidentale, stabilendo un nuovo ordine internazionale.
Al di là delle critiche all’Occidente, agli Stati Uniti e alla Nato, gli interessi dei paesi coinvolti tuttavia sono spesso in contrasto. È il caso dell’ambiguità che regola il rapporto tra Cina e Russia, in cui Mosca appare sempre più bisognosa della benevolenza di Pechino. L’attrito tra Cina e India non si è mai sopito, anche per gli scontri lungo il confine himalayano.
Inoltre, le tre repubbliche dell’Asia Centrale, Kazakistan in particolare, hanno preso le distanze dall’aggressione di Mosca all’Ucraina e quando, per rappresaglia, la Russia ha provato a bloccare l’export del petrolio kazako, Pechino è intervenuta in difesa di Astana. Quanto a India e Pakistan, il loro è un antagonismo che prosegue da lungo tempo.
C’è anche un’altra regione del mondo che guarda al vertice di Samarcanda e alla Sco con attenzione crescente. È quella del Medio Oriente e dei paesi del Golfo, che vede nell’organizzazione un’opportunità per accedere agli investimenti cinesi per sviluppare infrastrutture essenziali a trasformare le loro economie allontanandosi dal petrolio.
Al forum asiatico Arabia Saudita, Qatar ed Egitto hanno ottenuto lo status di ‘partner di dialogo’, a cui aspirano anche Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Siria e Iraq. Si consideri che ormai circa un terzo delle importazioni di energia di Pechino proviene dai paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo. La Cina ha anche un altro scopo: garantirsi l’accesso alle rotte marittime, e ad hub importanti come Dubai, attraverso cui passa il 60% del commercio verso l’Europa e l’Africa orientale. La centralità del summit Sco va ben oltre le relazioni tra Russia e Cina.